Sobria cerimonia davanti al Monumento ai caduti restaurato. La benedizione di Padre Forgione

Con una sobria ma sentita e partecipata cerimonia il Comune ha celebrato il 74^ anniversario della Liberazione dal fascismo che segnò la nascita della Repubblica, della democrazia e della Costituzione italiana.

Un 25 aprile caratterizzato dalla benedizione del monumento ai caduti, da parte di Don Antonio Forgione, di recente restaurato per iniziativa  dall’amministrazione grazie al contributo gratuito di alcune imprese locali.

Un breve corteo formatosi in Piazza Principe di Napoli, guidato dal sindaco, Ignazio Abbate, dal suo vice, Rosario Viola, dall’assessore Giorgio Linguanti, dal presidente del consiglio comunale, Carmela Minioto, dai rappresentati delle forze dell’ordine, il cap. dei Carabinieri Francesco Ferrante, il vice questore, Nicodemo Liotti, dal vice comandante della Polizia Locale, Giorgio Ruta, ha raggiunto il monumento ai Caduti.

La commemorazione è iniziata con la deposizione di una corona d’alloro al monumento ai Caduti da parte del Sindaco, Abbate e quindi un breve intervento di padre Antonio Forgione che ha poi benedetto la statua del monumento, simbolo storico del sacrificio estremo di tanti modicani caduti nella grande guerra, circa ottocento, e nel secondo conflitto mondiale, più di cento.

“Deve essere un 25 aprile che non scada nella retorica, ha esordito lo storico Giancarlo Poidomani, il monumento ai caduti è qui a dimostrare oggi, oltre il deposito di memoria che si porta dietro, l’impegno civile per la difesa dei valori della Costituzione, della Patria, per la difesa della Repubblica,  della democrazia e dello Stato.

Sono tre le date che la storia ci ricorda: il 25 aprile del 1945, giorno dalla liberazione dall’oppressione del regime fascista, quando il comitato di liberazione chiamò il popolo all’insurrezione contro l’ordine costituito, il 2 di giugno del 1946, giornata della nascita della Repubblica e il 1° gennaio del 1948 con l’entrata in vigore della Costituzione italiana.

Questo monumento, ha concluso il prof. Poidomani, raccoglie la lapide dei caduti in Russia, oltre cento modicani, e due  stele che ricordano lo sbarco dei canadesi in Sicilia il 10 luglio del 1943 di passaggio a Modica. Propongo al sindaco di iscrivere i nomi dei modicani caduti nel secondo conflitto mondiale in una lapide da esporre all’interno di Palazzo San Domenico.

Oggi lo Stato democratico consente a chi non è antifascista di non ricordare l’anniversario della liberazione consentendo ad un Ministro della Repubblica, che ha giurato fedeltà alla Costituzione, di andare a Corleone per ricordare invece i caduti e la lotta alla mafia. Si chiede se a parti inverse, cioè alla presenza di un regime autoritario, se fosse stato possibile  commemorare il 25 aprile”.

Alla cerimonia hanno anche partecipato gli aderenti all’Unione nazionale dell’Arma dei Carabinieri e quelli dell’Associazione della Polizia locale.

Il sindaco, prima della conclusione della commemorazione del 25 aprile ha così espresso la sua riflessione:

“Dobbiamo sentire forte il ricordo verso i nostri nonni e i nostri padri che hanno lottato e si sono sacrificati per difendere, non curanti del pericolo e rischiando la vita, i valori della libertà e della democrazia. Ci sono valori che vanno di là dagli ideali politici e dalle posizioni di parte ed è un bene ricordare che oggi bisogna stringersi attorno ai principi della Costituzione italiana.

Il restaurato monumento ai caduti è il simbolo di questi valori ed è la ragione per la quale l’amministrazione ha voluto oggi caratterizzare il 74^ anniversario della liberazione.

Ringrazio le imprese che hanno gratuitamente operato per avere restaurato il monumento ai caduti, i rappresentanti delle forze dell’ordine, padre Antonio Forgione e quanti hanno voluto testimoniare con la loro presenza questo momento importante per la storia della nostra nazione”.

Alla cerimonia erano presenti i consiglieri comunali: Antonio Di Rosa, Lucia Ingarao, Margherita Sammito, Giovanni Spadaro, Salvatore Poidomani, Giovanni Alecci, Marcello Medica e Massimo Caruso.

L’Ufficio Stampa

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